“Tre colleghi della Polizia Penitenziaria di Asti sono stati aggrediti questa mattina, in due distinte occasioni, da un detenuto napoletano nel carcere di ASTI. Un agente è stato aggredito con calci e pugni mentre effettuava la battitura delle inferriate della cella: per lui una prognosi di 5 giorni. Gli altri 2 colleghi sono stati aggrediti dallo stesso detenuto mentre lo stavano trasferendo in un altro Istituto di pena. Ai colleghi aggrediti va naturalmente tutta la nostra vicinanza e solidarietà, ma ci domandiamo quante aggressioni ancora dovrà subire il nostro Personale di Polizia Penitenziaria perché si decida di intervenire concretamente sulle criticità di Asti e del Piemonte?”
Se lo domanda Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE (il primo e più rappresentativo della Categoria), commentando le aggressione di tre poliziotti penitenziari avvenute oggi ad Asti.
“Queste aggressioni ci preoccupano”, prosegue Capece.” La carenza di personale di Polizia Penitenziaria ad Asti – oltre 60 Agenti in meno rispetto all’organico previsto -, il costante sovraffollamento della struttura (erano 303 i detenuti presenti il 30 aprile scorso rispetto ai circa 200 posti letto regolamentari, con le conseguenti ripercussioni negative sulla dignità stessa di chi deve scontare una pena in celle affollate oltre ogni limite e soprattutto di chi in quelle sezioni deve lavorare rappresentando lo Stato come i nostri Agenti) sono temi che si dibattono da tempo, senza soluzione, e sono concause di questi tragici episodi. Spesso, come ad Asti, il personale di Polizia Penitenziaria è stato ed è lasciato da solo a gestire all’interno delle nostre carceri moltissime situazioni di disagio sociale e di tensione, 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. Intanto le tensioni in carcere crescono in maniera rapida e preoccupante, come dimostra il grave episodio contro i nostri Agenti ad Asti: bisogna intervenire tempestivamente per garantire adeguata sicurezza agli Agenti e alle strutture, punendo con severità e fermezza coloro che si rendono responsabile di aggressioni ai Baschi Azzurri. Ma l’auspicio è che la classe politica ed istituzionale del Paese faccia proprie le importanti e pesanti parole dette dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sulle nostre carceri “terribilmente sovraffollate” e ci si dia dunque da fare – concretamente e urgentemente – per una nuova politica della pena, necessaria e non più differibile, che ‘ripensi’ organicamente il carcere e l’Istituzione penitenziaria, che preveda circuiti penitenziari differenziati a seconda del tipo di reato commesso ed un maggiore ricorso alle misure alternative per quei reati di minor allarme sociale con contestuale impiego in lavori di pubblica utilità per il recupero ambientale del territorio. Oltre alla non più rinviabile espulsione dei detenuti stranieri condannati per fare scontare loro la pena nelle prigioni del Paese di provenienza”.